Frena la “nuova migrazione” qualificata degli italiani all’estero

Dopo la presentazione del Dossier statistico immigrazione 2021, il Centro Studi e Ricerche IDOS diffonde i dati principali sulle “nuove migrazioni” raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e dall’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire).

foto di Kyle Glenn, unsplash

Roma (NEV), 3 novembre 2021 – Nel corso degli ultimi dieci anni quasi un milione di italiani  sono emigrati. Nel 2020 sono stati 112.218 i cancellati per l’estero e, di questi, il 45,5% sono donne. Si tratta di un flusso annuale che incide per il 2,1% sulla popolazione italiana ma che risulta in diminuzione per la prima volta nel corso del nuovo millennio (-8, rispetto ai 122.020 i cancellati per l’estero del 2019). E’ uno dei dati della nuova analisi del Centro studi Idos, dopo la recente presentazione del Dossier statistico immigrazione 2021, realizzato con Confronti e con il sostegno dell’Otto per mille valdese.

“L’analisi del movimento anagrafico di medio periodo – si legge nella nota diffusa oggi da Idos -, su dati Istat, conferma la peculiarità della nostra emigrazione contemporanea, caratterizzata da tanta “fuga di cervelli” e poca “circolazione di cervelli”. Nonostante un sistema che produce davvero pochi laureati (nel 2018 la percentuale di 30-34enni con un livello di istruzione terziaria raggiungeva in Italia il 27,8%, contro il 40,7%della media Ue), la laurea continua a non offrire, come invece avviene nel resto dei Paesi Ocse, possibilità d’impiego maggiori rispetto a quelle di chi ha un livello di istruzione inferiore: tra il 2008 e il 2020 sono ufficialmente espatriati dall’Italia 355mila giovani tra 25-34 anni e circa 96mila coetanei sono rimpatriati. La differenza tra rimpatri ed espatri è rimasta costantemente negativa negli anni e, cumulata tra il 2008 e il 2020, ha comportato una perdita complessiva di 259mila giovani, di cui 93mila con al più la licenza media (36%), 91mila diplomati (35%) e 76mila laureati (29%)”.

Dove emigrano i giovani italiani? “A livello di Paesi di destinazione – continua il comunicato di Idos -, le perdite nette di giovani registrate nel periodo 2008-2020 si sono risolte prevalentemente a favore di Paesi europei, come il Regno Unito (cumulativamente -19mila giovani) e Germania(-11mila). Secondo le nostre stime, oltre che per i 112mila iscritti all’Aire per espatrio, il numero globale degli italiani all’estero è cresciuto nel 2020 per effetto di oltre 78mila iscritti per nascita all’estero, 8mila acquisizioni della cittadinanza italiana dall’estero e 22mila iscrizioni per altri motivi, pervenendo così ad un numero complessivo di 5.652.080 italiani iscritti all’Aire (di cui il 48,1% è costituito da donne, il 15% da minorenni, il 64,7% da adulti tra i 18 e i 64 anni e il 20,3% da ultra65enni)”.

L’impatto della pandemia, dunque, “sembra essere stato in grado di invertire una linea di tendenza che anni di incentivi e altre iniziative (sia pubbliche che private) non erano riusciti a scalfire. I dati del primo anno di pandemia, infatti, vedono un leggero rallentamento dell’emigrazione dei laureati e ha tendenzialmente favorito il rientro di giovani dall’estero, ma resta difficile intravedere una reale inversione di tendenza in assenza di politiche mirate a ridurre significativamente le perdite in termini di capitale umano che l’emigrazione sottende”.