Il “mondo fuori”. Dopo 4 mesi l’emozione di riabbracciare i familiari

Sono riprese lunedì 22 giugno le visite dei parenti all’interno delle strutture residenziali della Diaconia Valdese Valli

Roma (NEV), 7 luglio 2020 – A distanza di oltre 3 mesi e mezzo dalla chiusura delle attività con l’esterno riaprono le strutture residenziali della Diaconia valdese nelle Valli valdesi.

L’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone, la Casa Valdese delle Diaconesse, il Rifugio Re Carlo Alberto e l’Uliveto, in Val Pellice e Val Chisone e Val Germanasca, a seguito del decreto della Regione Piemonte con le linee di indirizzo da seguire per consentire la graduale ripresa delle attività all’interno delle strutture residenziali, si sono organizzate per far nuovamente incontrare gli ospiti con i propri familiari rispettando tutte le misure richieste: distanziamento sociale, mascherina, tempo contingentato a 15 minuti una sola volta a settimana e una sola persona per volta, obbligo di prenotazione per la visita e postazione all’aperto.

“Non è possibile descrivere a parole – racconta Susanna Deplano, responsabile sociale al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni – l’emozione che suscita in noi operatori il momento dell’incontro. Un rigido protocollo consente di potersi incontrare per 15 minuti a settimana in giardino divisi da uno schermo di plexiglass. Può sembrare poco ma in realtà, dopo mesi di lontananza, è già tantissimo e noi proseguiamo il lavoro con ottimismo e fiducia per creare il più possibile un ambiente sereno per i nostri ospiti”. 

“Abbiamo allestito all’esterno un’area con quattro postazioni – afferma Eleonora Piccaluga, animatrice all’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone – sistemate alla distanza necessaria per la tutela di ospiti e parenti. Ogni postazione è composta da un tavolo quadrato, due sedie collocate una di fronte all’altra e due ombrelloni affinché sia l’ospite sia il parente siano al riparo dal sole. Da un punto di vista operativo – prosegue Piccaluga – abbiamo previsto la presenza di un volontario all’entrata per fare accoglienza e triage e, per quanto riguarda l’accompagnamento degli ospiti, è stato attivato il servizio civile”.

Se l’aspetto organizzativo-logistico è fondamentale per il rispetto delle normative altrettanto lo è quello emotivo e sentimentale che fa da sfondo ad ogni incontro. Emozioni forti, intense e inaspettate che si manifestano sui volti di ospiti e parenti. “Spesso gli ospiti – racconta Loredana Gaydou, responsabile della Casa Valdese delle Diaconesse di Torre Pellice – non capiscono perché non possano abbracciare i loro cari. Parenti, familiari e amici, fino ad ora, sono stati molto corretti, rispettando rigorosamente le norme imposte. Anche per loro poter vedere da vicino, e non attraverso lo schermo di un telefonino o di un tablet, i loro cari è già un grande passo avanti”.

Il distanziamento sociale generato dal virus ha profondamente minato il fondamento dei servizi alla persona, ovvero la relazione. 

“Tutto ciò che vogliamo fare ora – afferma Manuela Monnet, responsabile assistenziale all’Uliveto di Luserna San Giovanni – è riprendere il cammino della vita dopo le fatiche e le preoccupazioni che hanno caratterizzato questi mesi. Il pensiero va prima di tutto ai nostri ospiti che ci hanno dimostrato ancora una volta la loro grande capacità di resilienza e di adattamento alle difficoltà ma anche a tutti noi operatori che qui lavoriamo e che in questi mesi siamo andati avanti anche quando le forze e l’energia sembravano esaurirsi. È tempo di iniziare timidamente a riallacciare i contatti con il ‘mondo fuori’ – prosegue la Monnet –, con le famiglie e con le persone che ci vogliono bene e che, con enorme gioia di tutti i nostri ospiti, sono tornati a frequentare la casa, grazie all’apertura delle visite. È tempo di riprendere le attività che ci piace fare, così come tutte quelle ‘piccole cose’ che generano grandi emozioni!”.