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Home Ecumenismo e dialogo Ospitalità eucaristica: sì, no, quasi. Il 5 giugno in eurovisione
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Ospitalità eucaristica: sì, no, quasi. Il 5 giugno in eurovisione

I pastori valdesi Gianni Genre e Mauro Pons, con il vescovo cattolico Derio Olivero, accompagnano uno scambio eucaristico di pane e vino. Accade già da anni, ma è la prima volta che appare in eurovisione. Un segno ecumenico di grande significato, che riporta l’attenzione sulla possibilità di accoglienza reciproca di “Santa Cena protestante” ed “Eucarestia cattolica”, ma non solo. Genre: “Non basta dire ecumenismo. Bisogna dare risposte comuni per recuperare credibilità come chiese cristiane in Europa, sia nel dialogo, sia nella cooperazione a livello sociale”

Di
Elena Ribet
-
1 Giugno 2022
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    Foto Protestantesimo/FCEI

    Roma (NEV), 31 maggio 2022 – Una Celebrazione ecumenica di Pentecoste andrà in onda in eurovisione domenica 5 giugno alle 10, su RaiDue. A cura della rubrica “Protestantesimo”, quest’anno si trasmetterà da Pinerolo, in provincia di Torino.

    È la prima volta che il pubblico televisivo potrà assistere a un momento di “ospitalità eucaristica”, seppur “imperfetto”. Questa pratica, infatti, non è consentita dalla dottrina cattolica. Tuttavia, in diversi contesti sia cattolici sia protestanti, l’accoglienza reciproca di “Santa Cena protestante” ed “Eucarestia cattolica” è già una realtà.

    Il prossimo 5 giugno, il pane e il vino verranno reciprocamente scambiati tra il Tempio valdese di Pinerolo e la Cattedrale di San Donato: “Un segno che corona un lungo cammino ecumenico e che intende sottolineare la volontà di una testimonianza comune in un mondo segnato dall’egoismo e dalla violenza” si legge nella presentazione della Celebrazione.

    Saranno i pastori Gianni Genre e Mauro Pons della chiesa valdese di Pinerolo, con il vescovo Derio Olivero, Presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, ad accompagnare questo momento di scambio eucaristico. Dice il pastore Genre: “è un segnale, una primizia di un dialogo ecumenico, senza bruciare i tempi, né fare fughe in avanti”. È, infatti, una delicata questione teologica.

    Consustanziazione e transustanziazione sono concetti che hanno a che fare, anche, con l’escatologia e la soteriologia (dottrina della salvezza). Anche, ma non solo, perché riguardano altresì la fede, le tradizioni, le abitudini, la spiritualità, i rituali e le convinzioni personali. Basti pensare che, secondo una recente ricerca, negli Stati Uniti solo un terzo dei cattolici afferma di credere che “durante la messa il pane e il vino diventano il corpo e sangue di Cristo”.

    Il pane e il vino, in ambito protestante, non possono sostituire, o essere, il Signore; non si mangia Cristo, si mangia con Cristo, citando Vittorio Subilia in “Gesù nella più antica tradizione cristiana”. Nella stessa Riforma, il tema della Santa Cena è ampiamente dibattuto, con posizioni diverse. Ulrico Zwingli, ad esempio, traduce l’“est” della frase “questo è il mio corpo” (hoc est corpus meum) con “significat”. Sempre lo stesso Zwingli, intende la trasformazione in membra del corpo di Cristo come un fatto riguardante non il pane, ma la comunità raccolta. Martin Lutero, da parte sua, parla di ubiquità di Cristo. Giovanni Calvino, invece, si trova in una posizione intermedia.

    Il pastore Genre ci racconta come nasce, a Pinerolo, il desiderio di condivisione eucaristica: “Alcuni anni fa il pastore Sergio Rostagno propose di fare un passo in più nel senso della condivisione ecumenica. Cioè, propose di fare ciò che faceva la cristianità a Roma nel III secolo, secondo l’insegnamento di Eusebio di Cesarea, biografo dell’imperatore Costantino. Eusebio suggerì ai cristiani di Oriente e di Occidente di scambiarsi i segni del pane e del vino. Rostagno propose di farlo anche a Pinerolo, inaugurando così un cammino di intercomunione. Non possiamo parlare di una piena ospitalità, ma è sicuramente un’esperienza viva e che si accompagna a collaborazioni non solo sul piano ecumenico, ma anche economico e sociale”. Infatti, a Pinerolo, “ormai da tempo i valdesi portano il vino per l’eucarestia in duomo, a Pasqua, per la messa della veglia. Il mattino dopo, al culto, una delegazione cattolica porta il pane per la Cena del Signore” racconta ancora Genre.

    È un simbolo di reciproco riconoscimento, dice il pastore: “un segno, grazie al quale ci diciamo: ti riconosco come chiesa di Cristo, nonostante le diversità. Le differenze sono sempre feconde, mentre uniformità e omologazione rischiano di essere sterili. Non vogliamo lavorare all’unità della chiesa nel senso dell’appiattimento, ma nel senso delle prospettive e delle responsabilità comuni. Ricordando che la Cena è del Signore, non delle Chiese”.

    Da più di 50 anni, il pinerolese e le Valli valdesi rappresentano un fertile “laboratorio ecumenico”. Dagli incontri presso il Centro internazionale di Agape, al pionierismo di don Mario Polastro, “persona al tempo stesso umile e profondissima”, afferma Genre. Dai momenti di riflessione sui matrimoni misti e sul battesimo, fino ai tanti progetti che vedono insieme cattolici e protestanti, questo territorio ha dato alla luce incontri, documenti, borse-lavoro, sostegni per l’emergenza covid e numerose altre esperienze che hanno visto la sinergia concreta fra la diocesi e l’Unione delle chiese metodiste e valdesi, attraverso i fondi dell’Otto per mille valdese.

    Il dialogo non basta, conclude il pastore Genre: “Serve reciprocità. A questo proposito, è significativo che il culto di Pentecoste sia itinerante. Passa dal tempio valdese, dalla cattedrale cattolica e dal monumento ecumenico dedicato a tutte le vittime dell’intolleranza e della violenza, perpetrate anche nel nome di Dio”.

    Stiamo parlando dell’opera dello scultore austriaco Gerald Brandstötter che rappresenta il rogo del 1397 a Steyr, in Austria, in cui morirono i valdesi che non vollero abiurare la loro fede. Proprio davanti a questo monumento si realizza un momento liturgico di confessione di peccato e di annuncio di perdono e grazia. È il momento simbolico di superamento delle intolleranze e delle reciproche aggressioni. Anche quelle di oggi, in Ucraina, come in molte altre zone del mondo.

    Lo scambio del pane e del vino tra protestanti e cattolici, in eurovisione, è un segno dirompente anche per i non addetti ai lavori. Conclude Genre: “È il tentativo di dare corpo a qualcosa di visibile. Non basta dire ecumenismo. Bisogna dare risposte comuni per recuperare la credibilità come chiese cristiane in Europa occidentale. Speriamo che questi semi portino buoni frutti, sia nel dialogo ecumenico, sia nella cooperazione a livello sociale”.


    Per approfondire:

    Fulvio Ferrario, professore di Teologia sistematica e decano della Facoltà valdese di teologia di Roma: “Ospitalità eucaristica: e se ci mettessimo il cuore in pace?”

    Il documento “Insieme alla tavola del Signore”, curato dal gruppo di lavoro ecumenico cattolico-protestante (ÖAK), che sostiene teologicamente giustificata la reciproca partecipazione all’eucaristia.

    “Ospitalità eucaristica: in cammino verso l’unità dei cristiani”, libro a cura di Margherita Ricciuti (valdese) e Pietro Urcioli (cattolico), pubblicato dalla casa editrice Claudiana. Il volume affronta il tema dell’ospitalità eucaristica a partire dal documento La Cena del Signore, a firma di Paolo Ricca e Giovanni Cereti, in cui sono espresse le ragioni a sostegno di questa pratica. A seguire, i contributi sul tema dalle prospettive cattolica, ortodossa, luterana, battista, metodista, valdese, avventista, anglicana e pentecostale.

    Il bollettino “Ospitalità eucaristica” (OE). Curato da membri del gruppo ecumenico “Spezzare il pane”, di cui fanno parte singoli credenti protestanti e cattolici. Nato nel 2011 a Torino, il gruppo coinvolge chiese, monasteri e parrocchie. Il bollettino OE ha proposto un questionario sul tema, a cui hanno risposto membri di chiesa cattolici e protestanti, preti, pastori e pastore, predicatori locali, diaconi e suore.


     

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      Elena Ribet
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      Redattrice dell’Agenzia stampa Nev-notizie evangeliche

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