Ragazze che cambiano il mondo. Il libro di Doriana Giudici a Roma

Roma (NEV), 7 marzo 2025 – Una riflessione collettiva sulle donne, sugli uomini e sulla necessità di un cambiamento condiviso: questi i temi centrali della presentazione del libro di Doriana Giudici, promossa ieri a Roma dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). L’iniziativa è stata sostenuta dall’Otto per mille UCEBI (Unione delle chiese cristiane evangeliche battiste d’Italia).

L’evento ha offerto spunti e testimonianze significative, con gli interventi della presidente della FDEI, pastora Mirella Manocchio, del direttore della rivista Confronti, Claudio Paravati, e dell’artista e attivista iraniana Maryam Pezeshki, moderati da Elena Ribet.

Il volume, intitolato Le ragazze che volevano cambiare il mondo (Pietro Macchione editore) e curato da Piera Egidi Bouchard, ripercorre le lotte sociali attraverso la storia di Doriana Giudici, sindacalista e presidente della FDEI dal 1989 al 1998.

Il peso degli uomini

Durante l’incontro si è discusso di come il patriarcato continui a influenzare la società, spesso facendo dimenticare alle nuove generazioni le conquiste ottenute. Mirella Manocchio ha evidenziato come la parità di genere abbia incontrato ostacoli anche in contesti progressisti come le chiese e i sindacati.

Disparità salariali, precarietà legata alla maternità e scarsa rappresentanza femminile in ruoli decisionali restano problematiche attuali, mentre in altri paesi la situazione è ancora più critica. Il libro di Giudici ripercorre le leggi e le battaglie politiche e religiose che hanno portato a grandi conquiste sociali, trattando temi come diritto di famiglia, aborto, divorzio, sessualità, politica e rappresentanza.

“Questo libro ha cambiato il mio modo di intendere gli eventi di quegli anni” ha detto Claudio Paravati, enucleando alcune parole chiave: familiarità, comunità, un passato che ancora rimane. Riferendosi al recente cinquantenario di Com Nuovi Tempi, ha osservato come il libro di Giudici sia in dialogo con quella storia, il cui comune denominatore è proprio rappresentato da ragazze e ragazzi che volevano cambiare il mondo, di una generazione che effettivamente ha cambiato molte cose. E oggi? All’entusiasmo si mischia la tristezza per la sensazione che viviamo un’epoca di disuguaglianza, conflitti, stereotipi, trasformazione del mondo del lavoro e delle classi sociali, di populismo e ideologie. “Il conflitto è più acceso, ma il fronte è diviso” ha detto Paravati, sottolineando la necessità di reagire al pericolo di scomparire, prendendo le “misure del nuovo mondo” senza perdere la memoria.

Femminismo e coinvolgimento maschile

Doriana Giudici, nel suo libro, analizza l’evoluzione del femminismo: dalla fase dell’emancipazione, necessaria per garantire diritti fondamentali, a quella della liberazione, che punta a un cambiamento culturale più profondo. Un processo che, secondo i relatori, non può essere portato avanti dalle sole donne. Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale che riguardi tutti.

Fede, politica e parità di genere

Un tema centrale della discussione è stato il rapporto tra fede e diritti delle donne. Le chiese hanno avuto un ruolo ambivalente: da un lato hanno contribuito a perpetuare modelli patriarcali, dall’altro hanno offerto spazi di emancipazione. Il ministero femminile, diffuso tra le chiese evangeliche in Italia dagli anni ’60, ne è un esempio.

Doriana Giudici ha raccontato il lungo percorso delle donne all’interno delle comunità di fede, dove hanno lottato per ottenere riconoscimento e autonomia. “Fede e politica non sono mondi separati: la battaglia per la parità si gioca anche nelle chiese,” ha sottolineato.

Le sfide globali: il caso dell’Iran

Maryam Pezeshki ha offerto una prospettiva internazionale, raccontando la condizione delle donne in Iran. Ha ricordato figure storiche come Farrokhroo Parsa, prima donna a entrare in Parlamento nel 1968, fu Ministra dell’Istruzione e attivista per il suffragio delle donne. Fu giustiziata nel 1980 dal regime di Khomeini. Nella sua ultima lettera dalla prigione prima di essere uccisa scrisse ai suoi figli: “Sono un medico, quindi non ho paura della morte. La morte è solo un momento e non di più. Sono pronta a ricevere la morte a braccia aperte piuttosto che vivere nella vergogna di essere costretta a essere velata. Non mi inchinerò a coloro che si aspettano che io esprima rammarico per i miei cinquant’anni di sforzi per la parità tra uomini e donne. Non sono disposta ad indossare il chador e a retrocedere nella storia“.

“La rivoluzione delle donne in Iran è in corso, anche se il mondo sembra ignorarla,” ha detto Pezeshki, denunciando le continue repressioni e il sacrificio di tante attiviste. Un monito che invita a non dare per scontati i diritti acquisiti, ma a vigilare affinché non vengano erosi. “Il silenzio non è più un’opzione”, ha concluso l’attivista.

Educazione e consapevolezza: il ruolo delle nuove generazioni

Un aspetto su cui tutti i relatori hanno concordato è l’importanza dell’educazione nella costruzione di una società più equa. Tuttavia, la mancanza di dialogo intergenerazionale rischia di lasciare i giovani privi degli strumenti per comprendere le lotte del passato.

“Molti studenti sembrano apatici di fronte ai temi della parità,” ha osservato Giudici, sollevando interrogativi sull’efficacia delle politiche educative attuali. Un problema che si lega alla scarsità di materiali didattici sui diritti delle donne: per questo ha deciso di raccogliere nel volume le principali leggi su questi diritti.

Storie di resistenza

L’incontro ha evidenziato la necessità di mantenere vivo il dibattito sui diritti delle donne, evitando di considerare le conquiste come definitive. Il coraggio di sfidare le convenzioni e la consapevolezza della propria storia sono strumenti essenziali per affrontare le sfide del presente. Le donne in tutto il mondo continuano a lottare per la libertà, portando avanti un messaggio universale: la giustizia è una conquista collettiva.

“Noi dell’aborto e del divorzio non abbiamo mai parlato come di vittorie, ma come di sconfitte dolorose – ha ricordato Giudici –. Ma una società civile, democratica e laica deve tutelare e garantire questi diritti. Chi se non un’autorità superiore può intervenire a loro tutela? Ricordiamo poi che la legge sull’aborto nasce come legge ‘per una maternità responsabile’. Quindi, attenzione a chi strumentalizza le parole. In tutte le nostre lotte, quando uscivamo con una piattaforma unitaria, sapevamo di avere quasi in mano la vittoria. Questo è l’elemento fondamentale per continuare”.

Doriana Giudici ha parlato anche di Mediterraneo come mare di spiritualità, e delle tre grandi religioni monoteiste che sono in un certo senso complementari. Laddove l’ebraismo prega un Dio che libera dalla schiavitù, il cristianesimo prega il Dio dell’amore, l’islam prega Allah misericordioso – pensiamo alla sura che parla di Allah il misericordioso che ci ha creati diversi. Di fronte alle tragedie della storia, ha detto ancora Giudici, “non dobbiamo chiederci dove sia Dio, ma dov’è l’uomo. Chi ha fallito è l’uomo”. E ancora, nell’elogiare la diversità come ricchezza, ha concluso: “Eva, l’aiuto ‘convenevole’, ha aiutato Adamo a scegliere la libertà. Quindi, andiamo tutte e tutti insieme avanti, con le parole delle donne iraniane: donna, vita, libertà”.

Guarda la registrazione: