Bernardini: “Servono buone informazioni per prendere buone decisioni”

Dopo 7 anni di mandato, il moderatore uscente della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, fa il punto sul futuro della chiesa e della società. Il 25 agosto si aprirà il Sinodo valdo-metodista 2019 che riunirà 180 delegati da tutta Italia

Eugenio Bernardini

Roma (NEV), 20 agosto 2019 – Il pastore Eugenio Bernardini, moderatore uscente della Tavola valdese (organo decisionale delle chiese metodiste e valdesi), fa il punto sul futuro della chiesa e della società. Alla vigilia del Sinodo, che aprirà ufficialmente domenica 25 agosto e riunirà 180 delegati da tutta Italia, l’Agenzia NEV gli ha rivolto alcune domande.

Qual è la “giornata tipo” del moderatore?

La giornata tipo del moderatore è una giornata in cui si ricevono moltissime interlocuzioni, di persona, per telefono e attraverso la comunicazione digitale, ormai pervasiva. Il ruolo del moderatore, fra l’altro, è quello di dare delle risposte. È una figura esecutiva, quindi decisionale. Quotidianamente si presenta la necessità di assumere piccole e grandi decisioni, da qualche decina a tantissime decine ogni giorno.

Va anche detto che nella nostra ecclesiologia, cioè nella nostra concezione della chiesa, tutte le decisioni di una certa delicatezza e complessità sono collegiali, quindi il moderatore non è una figura solitaria, ma può assomigliare a quella di un direttore d’orchestra, che ha bisogno di buoni maestri musicisti perché la musica sia apprezzata, ma contemporaneamente il direttore o la direttrice ci mette del suo per dare tono e senso alla musica.

Cosa le piacerebbe dire al suo successore o alla sua successora?

Di non farsi prendere troppo dall’ansia di dover risolvere tutto e subito, tanto non è possibile. La ‘moderatura’ è un servizio che assomiglia di più a una maratona che a una corsa di breve distanza. La cosa davvero importante, parafrasando il secondo presidente della Repubblica italiana Luigi Einaudi, che diceva “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”, è avere delle buone informazioni, per prendere buone decisioni.

Questo insegnamento dovrebbe essere tenuto bene in mente da tutti coloro che hanno responsabilità di direzione e di governo, perché senza buone informazioni, intese come informazioni corrette e complete, le decisioni non possono che essere sbagliate. Forse è anche questo uno dei problemi della nostra attuale fase politica.

Quali saranno secondo lei i temi cruciali del Sinodo 2019?

Come è noto, secondo il nostro ordinamento, lo svolgimento dei lavori e gli argomenti da dibattere individuati dalla Commissione d’Esame e dal Seggio del Sinodo sono determinati con votazione dall’Assemblea sinodale il lunedì mattina. Il programma delle giornate sinodali, pertanto, sarà disponibile solo successivamente. Come accade spesso, ci saranno presumibilmente un grande tema interno e un grande tema pubblico.

Quello interno potrebbe riguardare la crisi di partecipazione, che riguarda tutte le chiese cristiane tradizionali in Italia e in Europa e la conseguente necessità di trovare nuove espressioni, azioni e modalità di testimonianza.

Fra i temi pubblici, a mio parere è da affrontare il degrado del confronto politico-sociale e culturale. Il continuo dividersi per schieramenti e l’assenza di interlocuzione reciproca, che non è cercata, anzi è squalificata come inutile al fine di cercare consensi anziché soluzioni.

Assistiamo a un imbarbarimento delle relazioni umane in Italia, imbarbarimento che ormai coinvolge anche livelli istituzionali. Questo, secondo noi, è uno dei più gravi problemi che abbiamo affrontato quest’anno e restiamo convinti che come famiglie, come comunità cittadine e nazionale, abbiamo bisogno di trovare unità nel confrontarci per trovare le soluzioni per il bene comune. Devo dire che quest’anno abbiamo continuamente cercato e proposto, con tutti, il dialogo come metodo per risolvere difficoltà e divergenze a livello sociale, come hanno fatto anche altri cristiani. Ma obiettivamente non abbiamo avuto un grande consenso su questa linea.


Molti gli ospiti stranieri ed ecumenici attesi a Torre Pellice per il Sinodo, fra cui Mario Fischer, segretario generale della Comunità di chiese protestanti in Europa (CCPE), organismo che comprende 94 chiese luterane, metodiste, riformate e unite del continente in rappresentanza di circa 50 milioni di cristiani protestanti; Heather Roy, Segretaria generale di  Eurodiaconia, il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia (FPF), la pastora e teologa Annette Kurschus, presidente della Chiesa evangelica della Vestfalia (EKvW), Ulrich Knoepfel della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), Monsignor Ambrogio Spreafico, Presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana (CEI), Randy J. Mayer, pastore titolare della Good Shepherd United Church of Christ, impegnato da oltre vent’anni nelle terre di confine tra Usa e Messico, la pastora Carola Tron, Moderadora della “Mesa Valdense”, la Tavola valdese del Rio de la Plata.