1 maggio, Ferrero: “Etica di un credente è responsabilità dell’individuo verso gli altri e l’ambiente”

Per l'ex ministro, valdese, a 18 anni operaio in Fiat : "E' necessario non solo lavorare ma soprattutto produrre merci che non siano distruttive, rischiose, dannose per il pianeta. Usare le conquiste della tecnologia per lavorare meno tempo a produrre merci ed avere più tempo destinato alla cura delle relazioni con le altre persone, alla costruzione di legami comunitari, al proprio sviluppo fisico, intellettuale e morale"

foto Dominik Bednarz (unsplash)

Roma (NEV), 29 aprile 2020 – Valdese, a 18 anni operaio alla Fiat, Paolo Ferrero ha svolto vari incarichi di direzione politica nell’ambito della Fgei, della Fiom, della Cgil, di Democrazia proletaria e di Rifondazione comunista di cui è stato segretario nazionale. Ministro della Solidarietà sociale del secondo governo Prodi, è attualmente vicepresidente del Partito della sinistra europea. A lui abbiamo chiesto una riflessione sul senso, ai tempi della pandemia, della Festa dei lavoratori.

 Che primo maggio sarà, senza cortei, manifestazioni, piazze?

“Un primo maggio stranissimo. La festa dei lavoratori è innanzitutto un momento di incontro. Si potrebbe dire che il contenuto di classe del primo maggio consiste proprio nel fatto che i lavoratori e le lavoratrici si ritrovano insieme a festeggiare. Non a caso questa festa fu immediatamente abolita dal fascismo che, negando la divisione di classe della società in nome della struttura corporativa, non poteva accettare che i lavoratori e le lavoratrici festeggiassero “in quanto tali”. Cercheremo quindi di costruire, attraverso la partecipazione virtuale, forme di aggregazione sociale, sapendo che “non è per sempre…”.

Come valuta le misure del governo sul fronte del lavoro, per i lavoratori, da quando è iniziata l’emergenza Covid19?

“Purtroppo molto subalterne alle richieste di Confindustria e quindi molto sbagliate. Nei primi giorni la gran quantità di settori individuati come indispensabili hanno permesso che quasi la metà delle imprese continuasse a lavorare. Successivamente le autocertificazioni dei datori di lavoro hanno fatto il resto e larghissima parte delle imprese sono oggi aperte senza che vi sia stata alcuna verifica concreta dello stato di salute di chi va a lavorare. I luoghi di lavoro e i mezzi di trasporto collettivi sono diventati focolai di infezione. Questa subalternità alle richieste delle aziende è stata decisiva nel produrre il disastro sanitario nelle provincie di Bergamo, Brescia, Cremona e rischia di fare ulteriori disastri nelle prossime settimane in tutto il Nord. All’ignavia del governo si è sommata quella delle regioni che nella maggioranza dei casi hanno fatto lavorare il personale sanitario senza indicazioni e protezioni. Questa vicenda ha segnalato come tanto lo schieramento governativo quanto quello di destra abbiano rincorso le richieste degli industriali senza esprimere una capacità di autonoma direzione politica”.

Come si coniugano le proposte in materia di lavoro con l’etica protestante?

“Penso che il punto centrale dell’etica di un credente sia la responsabilità dell’individuo nei confronti delle altre persone e dell’ambiente in cui viviamo. Per questo è necessario non solo lavorare ma soprattutto produrre merci che non siano distruttive per il pianeta. Occorre usare le conquiste della tecnologia per lavorare meno tempo a produrre merci ed avere più tempo destinato alla cura delle relazioni con le altre persone, alla costruzione di legami comunitari, al proprio sviluppo fisico, intellettuale e morale. Perciò è necessario utilizzare il denaro pubblico per mettere in moto del lavoro che altrimenti resterebbe inutilizzato, per produrre le cose che ci servono, dalla sanità all’istruzione, alla tutela del territorio. Come diceva John Maynard Keynes, in una situazione di crisi occorre produrre quella domanda aggiuntiva da parte dello stato, in modo da permettere di utilizzare il lavoro di chi altrimenti resterebbe disoccupato. Come abbiamo detto negli anni scorsi, occorre operare per la pace, la giustizia e l’integrità del creato. Non solo la domenica in chiesa ma durante tutta la settimana”.

Si è discusso in questi giorni della possibilità di introdurre una (sorta di) patrimoniale. Perchè sarebbe utile ora e come andrebbe articolata?

“Noi come Rifondazione comunista proponiamo una patrimoniale sulle grandi ricchezze in cui cominci a pagare chi ha un patrimonio superiore al milione di euro e venga completamente esentato chi ha un patrimonio inferiore al milione. Cioè proponiamo che paghino i ricchi. Le ipotesi che girano in questi giorni di tassare i conti correnti o le prime case facendo una sorta di tassa piatta indiscriminata rappresenterebbero l’ennesima porcheria ai danni del popolo italiano. Occorre far pagare meno tasse a coloro che vivono del proprio lavoro e più tasse a chi ha accumulato grandi ricchezze, in particolare quel 10% della popolazione che possiede ben oltre la metà della ricchezza complessiva del paese. Da una patrimoniale così fatta si potrebbero recuperare circa 20 miliardi all’anno. Sarebbe quindi un provvedimento importante sul piano della giustizia sociale come sul piano economico ma non in grado – da solo – di far fronte alle esigenze di spesa che ha lo stato italiano nel prossimo periodo”.

Sui suoi canali social ha detto a più riprese che “Serve il denaro della BCE per la salute e non per la finanza”: che cosa significa?

“Per il solo 2020 il fabbisogno pubblico aggiuntivo stimato per l’Italia è di almeno 140 miliardi. Tutti i fondi sin qui contrattati dal governo in sede europea non arrivano a 50 miliardi e saranno da restituire. Inoltre la spesa di questi prestiti verrà conteggiata come debito pubblico e quindi, una volta passata l’emergenza, lo stato italiano sarà chiamato oltre a restituire i soldi avuti in prestito, a fare tagli di spesa per rientrare nei parametri (60% del rapporto tra debito e PIL). Quando verranno varati i recovery bond (bilancio 2021), una parte di questi sarà da restituire e avrà le stesse implicazioni sui bilanci dello stato di cui sopra. In pratica i soldi concordati a livello europeo, anche nella migliore delle ipotesi, sono del tutto insufficienti ad affrontare il crollo del PIL – il Fondo Monetario stima il 10% nel solo 2020 – e questa situazione di scarsità di risorse avrà un riverbero nei prossimi anni in termini di disoccupazione, riduzione delle entrate fiscali dello stato, stangate per far rientrare il debito pubblico. Di fronte a questa situazione drammatica, che farà più danni del coronavirus, abbiamo proposto a livello europeo, come Partito della Sinistra Europea, che la BCE intervenisse direttamente per finanziare il potenziamento dei sistemi sanitari pubblici, garantire il reddito a tutti coloro che hanno perso il lavoro, finanziare il rilancio del tessuto produttivo e una riconversione ambientale delle produzioni e dell’economia. Questo finanziamento della BCE dovrebbe partire da un minimo di 1000 miliardi, essere speso senza vincoli di restituzione e senza che la sua spesa venga conteggiata come debito nei bilanci degli stati. Abbiamo individuato il meccanismo tecnico attraverso cui questo può essere fatto nel rispetto dei trattati vigenti e lanciato una petizione popolare che invito a leggere e firmare.

Molti pensano sia irrealizzabile. Peccato che tutti i paesi del mondo fuori dall’Europa stiano praticando esattamente questa politica e con queste dimensioni di spesa: dal Regno Unito agli Stati Uniti al Giappone. Il governo giapponese, a fronte di 14.000 contagiati di coronavirus (meno del 10% dell’Italia) ha previsto una spesa equivalente a 1000 miliardi di euro messi a disposizione dalla Banca centrale del Giappone, che ha aperto una linea di credito illimitata verso il governo. Le politiche sino ad ora concordate in sede europea sono simili a quelle dei trattati di pace della Prima guerra mondiale, quei trattati che hanno posto le condizioni per la Seconda guerra mondiale. La proposta che avanziamo è simile alle politiche che dopo quel conflitto hanno permesso il miracolo economico e l’uscita dalla povertà per centinaia di milioni di persone. Oggi non si tratta però solo di sostenere il reddito delle persone ma di guidare la completa riconversione ambientale e sociale delle produzioni e dell’economia, in un contesto di necessaria riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”.

Lei dove sarà questo primo maggio 2020? Che farà?

“Sarò a casa, leggerò, scriverò, parteciperò a trasmissioni via web e a pranzo aprirò una buona bottiglia di rosso per festeggiare degnamente il primo maggio”.