1 maggio. “Un mondo del lavoro traumatizzato. E’ il tempo della cura del pianeta”

La Commissione Globalizzazione e ambiente della FCEI pone tra le rivendicazioni l’urgenza del cambiamento e della dignità economica del lavoro, e la necessità di dare concretezza all’economia circolare, alla transizione energetica e alla riconversione dell’industria bellica

Roma (NEV), 30 aprile 2020 – “Vorremmo portare nel corteo virtuale per la Festa del lavoro la tensione tra una risposta immediata alla domanda di lavoro, alle condizioni di precariato e sfruttamento vigenti e l’urgenza del cambiamento che non è più possibile rimandare. Il mondo del lavoro ha bisogno di vedersi restituita la sua dignità e un riconoscimento economico ma ha anche la necessità di dare concretezza alle direttive sull’economia circolare e sulla transizione energetica e alla domanda di riconversione della industria bellica che fin qui non hanno ricevuto la attenzione e l’investimento dovuto”. 

Il primo maggio al tempo del coronavirus pone le questioni ataviche del mondo del lavoro, e ribadisce l’urgenza di cambiare radicalmente un modello di sviluppo predatorio e riconvertire l’economia al servizio della vita, dice la la Commissione Globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) riflettendo sulla ricorrenza e intrecciandola ai tempi che stiamo vivendo.

“A sfilare nel corteo del primo maggio quest’anno c’è un mondo del lavoro traumatizzato che in larga parte si aggrappa alle condizioni precedenti la frattura determinate dall’epidemia, da cui dipendeva la propria sopravvivenza materiale, mentre considerazioni di giustizia sociale e climatica indicano da decenni l’insensatezza e insostenibilità del modo di alimentarsi, produrre, muoversi e abitare che viene praticato” ha detto la Commissione delle chiese evangeliche che da anni analizza e riflette sui problemi che l’ingiustizia economica e la distruzione della terra pongono al mondo e in particolare alla fede cristiana.

L’analisi prende avvio dalla situazione di “shock sanitario” che attraversa il paese ma, dice la GLAM, lo sconvolgimento, che ha attraversato l’economia oltre che la società, “sembra indicare alcune linee strategiche” che potrebbero accompagnare i prossimi anni e sulle quali è necessario vigilare e riflettere mettendo in evidenza le contraddizioni che portano al proprio interno. 

Infatti, nonostante la parte dinamica dell’industria darà ancor maggiore impulso alla digitalizzazione, alle tecnologie digitali – come IoT, Big Data, interconnessione e industria 4.0, Intelligenza artificiale, supercomputer, nanotecnologie e nanomateriali -, e lo spostamento delle relazioni su piattaforma ha fatto fare un “salto quantico” alla digitalizzazione di massa e alla “data driven society”, non si può non sottolineare che il consolidamento del lavoro da remoto potrebbe rivelarsi come un modo di ridurre i costi senza farsi carico della co-gestione di lavoro e famiglia in spazi non sempre appropriati nei quali la divisione del lavoro di cura ancora spesso ricade sulla componente femminile.

Allo stesso tempo l’interruzione delle catene globali di fornitura potrebbe riportare indietro alcune produzioni per riacquisirne il controllo locale ma il lockdown ha accelerato la crisi di molte aziende che già faticavano a stare sul mercato, e il settore del commercio e del turismo avranno una crisi strutturale; molti lavoratori cassaintegrati da settimane quindi passeranno alla disoccupazione.

La GLAM sottolinea anche come i settori economici più legati alla cura come la sanità e la scuola siano quelli che, pur sotto uno stress fortissimo, hanno tenuto insieme il paese garantendo diritti e sicurezza per i cittadini e le cittadine.

Per questo motivo, dice la Commissione, un reinvestimento strutturale e non emergenziale su questi settori si rivela fondamentale insieme ad una riconversione radicale dei modi di produzione in una visione ecocentrica e non antropocentrica.

Leggi anche il documento GLAM “La post normalità distanziata” sulla riorganizzazione dei tempi e dei modi di lavoro e fruizione dello spazio pubblico dopo il coronavirus.