Disarmo umanitario: una “nuova normalità”

Più di 145 organizzazioni della società civile internazionale hanno pubblicato una lettera in cui invitano a riflettere sul mondo così com'è e a considerare un'alternativa migliore per il futuro

Roma (NEV), 2 luglio 2020 – “Mentre il mondo si muove verso una realtà post-pandemica, chiediamo agli Stati, alle organizzazioni internazionali e alla società civile di seguire l’esempio del disarmo umanitario. La comunità internazionale deve dare priorità alla sicurezza umana, ridistribuire la spesa militare alle cause umanitarie, lavorare per eliminare le disuguaglianze, assicurare che i forum multilaterali incorporino voci diverse e portino una mentalità cooperativa su questioni pratiche e politiche. Insieme possiamo rimodellare il panorama della sicurezza per il futuro e contribuire a creare una nuova e migliore ‘normalità’”.

Più di 145 organizzazioni della società civile internazionale, tra cui la Rete Italiana per il Disarmo di cui fa parte la Commissione Globalizzazione e ambiente della FCEI, hanno pubblicato una lettera congiunta in cui affermano che il disarmo umanitario può aprire la strada ad un mondo post-pandemico migliore.

“È il momento di riflettere sul mondo così com’è e di considerare un’alternativa migliore per il futuro. Una “nuova normalità” deve andare oltre il campo della salute pubblica per affrontare altre questioni di interesse internazionale, comprese le conseguenze umanitarie delle armi e dei conflitti armati, così come la pace e la sicurezza in generale” si legge nel testo della lettera che è promossa da campagne globali che hanno ottenuto due premi Nobel per la pace e promosso la creazione di quattro Trattati internazionali negli ultimi 25 anni: la International Campaign to Ban Landmines–Cluster Munition Coalition (campagna contro le mine e le munizioni cluster) e la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (contro le armi nucleari) hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace rispettivamente nel 1997 e nel 2017.

“I due pilastri, quello preventivo e quello correttivo del disarmo umanitario, dovrebbero guidare l’assegnazione delle risorse per promuovere la sicurezza umana – prosegue la lettera -. Il denaro speso per gli arsenali nucleari e altre spese militari potrebbe essere meglio utilizzato per scopi umanitari, come le cure mediche o le spese sociali. Per rimediare ai danni, i governi dovrebbero reindirizzare il denaro verso programmi che assistano le vittime, ripristinino le infrastrutture, smaltiscano gli ordigni esplosivi e ripuliscano la contaminazione legata al conflitto”.

La lettera è aperta alla firma da parte delle organizzazioni della società civile di tutto il mondo.

Leggi la lettera in inglese, francese, spagnolo.