Stoccolma+50. Una sola terra, idee per un’economia della cura

A margine della Giornata mondiale che celebra l’interconnessione tra natura ed esseri umani, la Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) propone una riflessione e traduce la dichiarazione congiunta interreligiosa “Stoccolma+50”

Un frame dal video per la campagna Climate Justice for all (CJ4A) realizzato da giovani metodisti in Italia

Roma (NEV), 7 giugno 2022 – Si è da poco conclusa la commemorazione della “Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano” del 1972. A 50 anni di distanza, e a ridosso della Giornata mondiale dell’ambiente istituita dalle Nazioni Unite, “Stoccolma+50” rappresenta un momento di riflessione e rilancio per l’ecologia e la cura del pianeta. In questo contesto, è stata siglata una dichiarazione interreligiosa come “contributo alla politica ambientale”. Centinaia le firme, fra cui quella del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).

La Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) propone la traduzione integrale della dichiarazione e, contestualmente, condivide una riflessione sulla due giorni di “Stoccolma+50” che ha prodotto “Dieci raccomandazioni”.

La Giornata mondiale dell’ambiente, secondo la GLAM, “fu la prima pubblica ammissione sul rapporto corrente tra uomo e ambiente. Essa individuava il bisogno di un’azione comune, ispiratrice e guida dei popoli del mondo, verso la conservazione e il miglioramento dell’ambiente umano. Invitava (allora come oggi) ad adottare una modalità integrata del concetto di sviluppo, affinché lo sviluppo legato al progresso fosse compatibile con la necessità di proteggere e di migliorare l’ambiente”. La conferenza, scrive la GLAM, divenne “pietra miliare” e portò in particolare a due importanti momenti politici “in un ambito in cui era ancora poco diffusa l’idea che le problematiche ambientali avessero un’origine imputabile alla produzione e al consumo”. Stiamo parlando, da una parte, dell’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), con sede a Nairobi. Dall’altra, della Dichiarazione di Stoccolma del 1972.

Per quanto riguarda l’UNEP, esso ha tra i i suoi compiti quello di monitorare lo stato dell’ambiente globale e raccogliere e diffondere informazioni sull’argomento. Sulla Dichiarazione di Stoccolma, che ad oggi contiene 26 articoli, si può dire che sia il frutto di varie tappe. Un lavoro, spiega la GLAM, “che si è concluso nel 2010 e che pone in evidenza il progressivo incalzare dei temi e delle problematiche trattate nella conferenza. Essa ha il suo punto di forza nel concetto di bi-direzionalità tra azioni umane e stato dell’ambiente, la cui difesa è divenuta un obiettivo prioritario per l’umanità”.


Mezzo secolo dopo, Stoccolma rilancia i suoi temi con queste “Dieci raccomandazioni”.

  1. Porre il benessere umano al centro, riconoscendo che un pianeta sano è prerequisito per la pace, la coesione e le prosperità.
  2. Riconoscere e attuare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, realizzando il 1° principio della Dichiarazione di Stoccolma del 1972.
  3. Adottare un cambiamento a livello di sistema economico per contribuire a un pianeta sano.
  4. Rafforzare a livello nazionale l’attuazione degli impegni esistenti per un pianeta sano.
  5. Allineare i flussi finanziari pubblici e privati ​​in favore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.
  6. Accelerare le trasformazioni nei settori ad alto impatto: cibo, energia, acqua, edilizia, produzione e mobilità.
  7. Ricostruire rapporti di fiducia per rafforzare la cooperazione e la solidarietà.
  8. Rafforzare e rinvigorire la multilateralità.
  9. Riconoscere la responsabilità intergenerazionale come pietra miliare per una sana elaborazione delle politiche.
  10. Portare avanti i risultati di Stoccolma+50.

La raccomandazione numero 10 “è più di un punto” afferma la GLAM. Essa è “il motivo che ci deve accompagnare per il resto dei nostri giorni fino al 2050”.

Lo slogan “Only one Earth”, scelto per la Giornata dell’ambiente 50 anni fa e riproposto nel 2022, “è divenuto lo sguardo disgustato di una giovanissima Greta Thunberg che dal palco della COP24 di Katowice, in Polonia, ripeteva ‘Non esiste un pianeta B’.

Quest’ultimo punto è il monito del ‘Club di Roma’ che, sempre nel 1972, stesso anno della conferenza di Stoccolma, con il libro “I limiti alla crescita” profetizzava che intervenire è l’unica scelta possibile per fermare la distruzione.

Non è stato fatto. La maggior parte dei governi è caduta nelle varie ipotesi proposte dal saggio in merito ai disastri che un sistema neoliberista e mal globalizzato poteva produrre”.

Foto UNEP / Stoccolma+50, Inger Andersen con l’Assemblea giovanile

Oggi, Stoccolma+50 e altre iniziative parallele “dicono, o meglio impongono, un modello di sviluppo che non possiamo più chiamare nuovo, bensì ultima chiamata per la salvezza” scrive ancora la GLAM. Stiamo parlando di “un modello di sviluppo che conosciamo benissimo, ma che colpevolmente non viene adottato”. Servirebbero, per la GLAM: “una drastica riduzione dei consumi, dall’energetico all’alimentare, che blocchi la circolazione convulsa delle merci. E che spinga alla ricerca di risorse del territorio, individuando quelle che favoriscono la riconversione energetica, che diano soluzioni alternative al mercato del lavoro e che soddisfino il fabbisogno alimentare. Inoltre, che si pongano parametri etici imprescindibili per la salvaguardia delle economie più deboli. Infine, bisogna sviluppare un’economia di cura dei popoli, come dei mari, delle terre, del cielo, delle risorse offerte dal pianeta. Occorre vigilare sullo sfruttamento e sull’utilizzo lucroso delle stesse risorse, degli uomini e delle donne fagocitati e fagocitate dal ricatto lavorativo”.

La GLAM conclude la sua riflessione con parole molto dure sulla necessità di trovare, con urgenza, nuovi parametri per gestire la globalizzazione.

“Stoccolma ce lo suggerisce chiaramente. Possiamo farlo solo ed esclusivamente con una collaborazione mondiale, che coinvolga tutti i paesi. Dal più piccolo al più grande, dal più povero al più ricco. Rispettando le minoranze in base a un principio di equità. Affinché tutti possiamo crescere o decrescere, a seconda delle diverse situazioni, verso quegli obiettivi di sviluppo e salute che l’agenda 2030 ha prospettato. E per raggiungere gli obiettivi assolutamente necessari entro il 2050, pena, lo possiamo annunciare senza riserbo, la distruzione del pianeta”.

Leggi qui la traduzione a cura della GLAM della Dichiarazione inter-religiosa Stoccolma +50.