Roma (NEV), 27 febbraio 2025 – “Una risposta del tutto inadeguata – commenta Paolo Naso, già docente di Scienza politica alla Sapienza Università di Roma e coordinatore del Consiglio per l’islam – che non spiega perché il Ministero dell’Interno abbia di fatto bloccato un lungo processo di confronto e dialogo teso a sciogliere i nodi che, sin qui, hanno reso impossibile il riconoscimento giuridico delle più numerose associazioni islamiche italiane e l’avvio di una trattativa in vista di un’intesa, come prevede l’articolo 8 della Costituzione. Le dimissioni unanimi, mie e dei membri del Consiglio che comprendeva alcuni dei più autorevoli studiosi dell’islam italiano e internazionale, sono state un atto dovuto di fronte all’immobilismo del Ministero che ha bloccato anche semplici programmi di formazione civica degli imam e di incontro con i giovani musulmani sui temi dell’integrazione e del dialogo religioso. Diversamente da quanto afferma la Sottosegretaria Ferro, inoltre, il Ministero non ha più convocato il Tavolo Islam, comprendente gli esponenti delle varie associazioni islamiche in Italia. Il messaggio della indisponibilità del Governo ad assumere il tema della piena libertà di culto per oltre due milioni di musulmani ci è arrivato forte e chiaro ed abbiamo ritenuto doveroso dichiarare la nostra estraneità a questo modo di procedere che ferisce, oltre che una comunità di fede, la coscienza di chi ha a cuore il tema della libertà religiosa”.
“La risposta della Sottosegretaria Ferro – commenta il prof. Alessandro Ferrari, ordinario di diritto ecclesiastico all’Università dell’Insubria e membro del Consiglio per l’islam – è evasiva e riduttiva dello stesso ruolo che il Ministero dell’Interno potrebbe svolgere – come è accaduto in passato – relativamente alle facoltà garantite dall’ art. 19 della Costituzione, a partire dalla questione dei luoghi di culto, punto centrale dell’esercizio del diritto di libertà religiosa. Ma ciò che è più grave e paradossale è che, nonostante il parere positivo del Consiglio di Stato in merito al riconoscimento giuridico dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia (UCOII), la Sottosegretaria, per conto del Ministro, abbia motivato il blocco della pratica adducendo l’esigenza di ‘ulteriori approfondimenti’ nei confronti della più ampia e rappresentativa organizzazione islamica italiana. Di fronte a questa affermazione – conclude Ferrari – riteniamo che la risposta all’interrogazione appaia dilatoria se non persecutoria”.
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Sulla libertà religiosa, solo una settimana fa a palazzo Montecitorio si è svolto il convegno “40 anni dopo la prima intesa. Bilanci, prospettive, criticità”, con numerosi esperti e rappresentanti religiosi e istituzionali. L’iniziativa è stata promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Commissione delle Chiese evangeliche per i Rapporti con lo Stato (CCERS). Leggi l’articolo NEV: Intese con lo Stato. Limite o impulso per la libertà religiosa?