
L’inaugurazione ha visto i saluti istituzionali del sindaco di Revello, Paolo Motta, di Cristina Brugiafreddo del Consorzio Monviso Solidale, di Guido Dotti incaricato regionale per l’ecumenismo e il dialogo e Paola Maggi, delegata diocesana di Saluzzo, Francesco Piobbichi (Dambe So Calabria), Michel Charbonnier, pastore valdese a Torre Pellice (To), Alessia Passarelli, preside del Liceo valdese di Torre Pellice, Davide Rostan pastore e membro e rappresentate della Tavola valdese. Era presente il Consiglio della FCEI al completo, insieme al segretario esecutivo, Luca Baratto. È stato il presidente della FCEI, Daniele Garrone a chiudere gli interventi e a aprire così la giornata condivisa insieme agli ospiti. La coordinatrice di MH, Marta Bernardini, ha coordinato i lavori.
«Dietro a tutte le collaborazioni, le reti, gli aiuti, e le nuove possibilità di collaborazioni non vive l’idea di un’iniziativa caritatevole, compiuta da “anime pie”, da bravi cristiani che si sacrificano per il prossimo – ha detto il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia Daniele Garrone –, dietro a tutte le iniziative della FCEI – ha proseguito –, dai Corridoi Umanitari, all’Osservatorio sulle migrazioni di Lampedusa, alla Casa delle culture di Scicli sino agli Ostelli “Dambe So” a Reggio Calabria e nel saluzzese, c’è un’altra idea, ossia: il desiderio che tutto ciò che noi sosteniamo diventi un modello da seguire e replicare. Siamo sempre alla ricerca di modalità condivise e condivisibili per cose giuste e ragionevoli.
L’occuparsi della dignità degli altri, come ha ricordato qui oggi l’operatore Francesco Piobbichi, non è essere buoni, buonisti, ma rendersi conto che la dignità dell’altro è identica alla mia dignità e che se la dignità dell’altro non è rispettata, anche la mia è compromessa. Nella Bibbia – ha proseguito Garrone – in uno dei passi si afferma che non bisogna maltrattare “lo straniero”, o meglio, traducendo correttamente dall’ebraico “l’Immigrato”; qualcuno che da altrove è venuto sino a noi. La motivazione rivolta agli israeliti è questa: perché tu, noi, conosciamo l’animo dell’immigrato. Come sappiamo in Europa e nel mondo la polemica contro l’immigrato è divenuta una bandiera ideologica.
Quella parola “anima” in realtà sarebbe “la gola”, “il respiro”. Noi conosciamo l’affanno dell’immigrato, conosciamo il suo respiro, la sua fatica, le sue aspirazioni. E se non conoscessimo tutto ciò, basterebbe farsi raccontare quell’affanno dai nostri nonni, coloro che abitavano le valli o queste pianure, come i miei nonni che passarono clandestini in Francia dalla via del sale per andare a contrabbandare riso del vercellese in cambio di zucchero e di sale. Questi nonni si spostarono in cerca di lavoro, facendo tutto ciò che potevano fare. La motivazione economica fu il motivo di questo loro migrare, per mettere da parte un po’ di soldi per costruire una casa nelle loro terre, e magari con l’ambizione farla diventare un’attività commerciale. Allora quando sentiamo tutti i discorsi relativi alle migrazioni economiche, chiediamoci dov’era mio nonno, dov’era tuo nonno? E se tra i più giovani trovate invece qualcuno che vi dice “cosa vuoi che sappia dell’animo dello straniero?”, chiedetegli come mai i loro figli con dottorato sono oggi costretti a raggiungere l’Inghilterra, la Germania o la Francia per trovare lavoro».
La giornata è stata accompagnata dalle composizioni musicali degli artisti Olmo Costa e Daniele Bianciotto.



























