Libro. Aiutati dai nemici

Una storia di coraggio e solidarietà a Villa San Sebastiano

Roma (NEV), 1° febbraio 2020 – “La guerra dopotutto non è solo un mattatoio”. Nel mezzo di tanta inutile violenza, l’umanità non è vinta dalla barbarie, né l’amore dall’odio. E’ questa l’esperienza di Ramchandra Salvi, autore e protagonista del libro “Aiutati dai nemici” (ed. Cultura e dintorni, pagg. 192, euro 15) curato nell’edizione italiana da Luciano Gargano.

Una storia vera, di crescita e formazione, raccontata in prima persona in lingua Marathi, poi in inglese e quindi in italiano.

Soldati britannici prigionieri a Tobruk

E’ difficile immedesimarsi con il giovane Salvi che, all’annuncio dello scoppio della Seconda Guerra mondiale, sente con una certa incoscienza il vento dell’avventura e il desiderio di lasciare i campi da cricket del Wadia College a Poona (India) per immaginarsi invece nei campi di battaglia. Si arruola come volontario, diventa ufficiale di un contingente indiano britannico, si imbarca per l’Egitto e si ritrova il 21 giugno del 1942 nella battaglia di Tobruk durante la quale viene catturato.

Ed è qui che inizia la vera avventura, un racconto che si legge con il batticuore, sapendo che tutti i fatti sono realmente accaduti. Salvi è trasferito al campo di prigionia di Avezzano, in Abruzzo, dove si trova nei convulsi giorni successivi all’8 settembre 1943. Con quattro commilitoni indiani riesce a fuggire e, perduto in un paese straniero, di cui non conosce la lingua, occupato dai tedeschi e abitato dagli italiani che fino a pochi giorni prima erano suoi nemici (da qui il titolo del libro), incontra “un giovane di bella presenza, con occhi azzurri chiari che ci fissava con cordialità”.

E’ Romano, uno dei cinquecento abitanti di Villa San Sebastiano piccolo borgo alle pendici del monte Aurunzo, nella Marsica, che offrirono a Salvi e ai compagni ospitalità, rifugio, cibo, protezione e, soprattutto umanità. Il libro cita in particolare Sirio, Ederlo e Adelina come i villesi che strinsero un legame più stretto con i fuggiaschi, ma tutto il paese li aiutò, persino il maestro fascista!

Nasce una storia di amicizia profonda; di pericoli, ben due contingenti tedeschi prendono campo a Villa; di stenti, la fame e il freddo; di violenze minacciate e subite, ma anche di stupore, come la prima neve che Salvi vede in vita sua. E di ingenuità: la gente di Villa organizza una festa davanti al rifugio di Salvi e dei suoi amici, con tanto di fisarmonica, rischiando di farlo scoprire.

“Avevo partecipato alle battaglie – riflette Salvi – e ancora prima il mio giovane spirito aveva subito il fascino della vita militare . Però solo adesso … riuscii a comprendere il vero valore della vita umana …. Avevo perso i contatti con i miei compatrioti … [ma ora] uomini per me stranieri mi avevano offerto il loro aiuto… In questo scenario la guerra si rivelò davvero un’inutile barbarie”.

Il libro contiene poi una storia nella storia: è quella dei successivi incontri di Salvi con i villesi dopo la guerra, nel 1965, e di Samar, nipote di Salvi, che nel 2010 viene a Villa sulle orme del nonno e incontra casualmente Luciano Gargano, curatore dell’edizione italiana.

Il piccolo borgo di Villa San Sebastiano, inoltre, non è sconosciuto agli evangelici italiani perché in esso è presente una chiesa metodista. Per loro la lettura del libro avrà certamente un elemento di interesse in più.