COP26. “Il cambiamento climatico è una questione etica e spirituale”

La Conferenza delle Nazioni Unite per il clima sta per terminare. Allo storico accordo fra Stati Uniti d’America e Cina, fa eco il rapporto di Climate Action Tracker con pessime notizie. Intanto, organismi religiosi portano il loro messaggio di sfida, per cambiare relazioni, sistemi e stili di vita

Roma (NEV), 11 novembre 2021 – Uno storico accordo fra Stati Uniti d’America e Cina per il clima è stato annunciato ieri a Glasgow dai rispettivi delegati, Xie Zhenhua e John Kerry. USA e Cina sono i primi al mondo per emissioni di gas serra. Gli impegni presi sono un po’ vaghi, ma è un buon inizio. Se, da un lato, sembrano esserci buone notizie, dall’altro i nodi da sciogliere sono ancora molti. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) chiude domani, ma l’agenda mondiale per il clima non si ferma qui. Si sono viste assenze e defezioni di Stati il cui ruolo potrebbe essere cruciale. I produttori di idrocarburi (Russia, Arabia Saudita e Australia) difficilmente rivedranno le loro posizioni a breve termine. Gli interessi delle lobby industriali fanno, letteralmente, il bello e il cattivo tempo. Infatti, rinunciare alle fonti fossili è, per molti, un’impresa fuori portata. E non basta il greenwashing a salvare la faccia, né tantomeno il pianeta.

Negoziati sul clima, alla stretta della temperatura globale (in aumento)

I negoziati alla COP26 “sono stati oscurati dai rapporti di Climate Action Tracker” scrive il Joint Public Issues Team (JPIT), rete che vede insieme l’Unione battista della Gran Bretagna, la Chiesa metodista britannica e la Chiesa riformata. Nonostante gli impegni presi finora alla COP26, i rapporti sono chiari: il mondo si sta dirigendo verso un aumento della temperatura di 2,4 ° C (clicca qui per saperne di più). Il Regno Unito ha redatto la sua bozza di accordo. Il Primo ministro britannico Boris Johnson si è recato a Glasgow prima del previsto, scrive ancora il JPIT, “per sostenere i negoziati, poiché i critici hanno affermato che le bozze non vanno abbastanza lontano”. In fondo a questa pagina, il video-aggiornamento da Glasgow con Camila e James, membri del team della campagna metodista mondiale per il clima “Climate Justice for All” (CJ4A), in italiano “Giustizia climatica per tutte e tutti”. Nel video si parla dell‘impatto che un aumento delle temperature globali superiore a 1,5°C potrebbe avere sulle comunità di tutto il mondo.

Organismi religiosi alla COP26: “In ogni fede c’è un obbligo morale di cooperare alla guarigione delle persone e del pianeta”

Intanto, alcune organizzazioni religiose hanno inviato un messaggio alla COP26. Nel messaggio, il gruppo interreligioso ha sollecitato una risposta all’emergenza climatica che equilibri scienza e spiritualità.

 

Il pastore James Bhagwan, Segretario generale della Conferenza delle chiese del Pacifico, porta il messaggio interreligioso alla COP26. Foto Marcelo Schneider / CEC

Il pastore James Bhagwan, Segretario generale della Conferenza delle chiese del Pacifico, ha detto: “Siamo in un’emergenza climatica”. Nel denunciare il modello economico basato su profitto e su sistemi estrattivi insostenibili di produzione e consumo, il pastore ha esortato: “Il cambiamento climatico è una questione etica e spirituale”. Qualsiasi percorso di successo per ridurre le emissioni, sostengono gli organismi religiosi, deve includere una dimensione esistenziale. La crisi climatica è legata a una crisi di valori, etica e spirituale: “Come persone di fede abbiamo la vocazione di prenderci cura della nostra casa, Madre Terra – si legge nel messaggio -. Quando ci prendiamo cura della nostra casa, ci prendiamo cura dei più vulnerabili, inclusi i poveri del mondo, delle generazioni future e degli ecosistemi senza voce propria”. In ogni fede, continua il messaggio, “c’è un chiaro obbligo morale di cooperare alla guarigione delle persone e del pianeta”.

Le religioni intendono contribuire “in un quadro di speranza profondamente radicata. Una speranza che si basa sulla scienza, sul coraggio di agire e su un atteggiamento di sfida fondato sull’amore”.

Economia, amore, stili di vita… vogliamo il benessere per ogni persona

Il messaggio invita anche i paesi industrializzati a sostenere quelli vulnerabili. “La spiritualità indigena potrebbe ripristinare la nostra comprensione dell’interdipendenza tra terra, oceano e vita, tra le generazioni precedenti e quelle a venire. L’amore ci chiama alla trasformazione delle relazioni, dei sistemi e degli stili di vita – conclude il messaggio -. Questa transizione da un’economia basata sui combustibili fossili a un’economia che afferma la vita deve essere giusta. Deve garantire mezzi di sussistenza e benessere per tutti e non solo per alcuni”.

 

Leggi la dichiarazione completa delle organizzazioni di fede alla COP26 sul sito del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).