Un’umanità invisibile che ci interpella

La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici, dalle volontarie e dai volontari, di Mediterranean Hope (MH), il programma sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Scicli ed è stato scritto da Alice Crocco.

Roma (NEV), 26 giugno 2025 – In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, abbiamo vissuto una serata intensa, toccante, di quelle lasciano l’amaro in bocca che sa di verità. Francesco Piobbichi, operatore sociale di Mediterranean Hope, ci ha accompagnato con parole e disegni dentro un universo troppo spesso tenuto ai margini: quello delle persone in fuga. Non si è limitato però, come spesso accade, a condividere con le persone presenti una semplice panoramica sul significato e le difficoltà di essere una persona migrante, ma ha deciso di parlare direttamente con il pubblico di privilegio occidentale, responsabilità personale e collettiva, di mancanza di umanità che sta portando al compimento di un genocidio moderno, quello a Gaza, sul quale regna un silenzio colpevole.

Attraverso la sua narrazione, si sono materializzati davanti a noi non solo numeri o statistiche, ma volti, nomi, storie. Storie di dolore, di speranza, di lotta quotidiana. Ogni racconto era un richiamo potente a riconoscere l’umanità che ci attraversa tutti, anche e soprattutto quando cerchiamo di ignorarla. Non è più possibile chiudere gli occhi e fare finta di niente, non è possibile chiudere la bocca e non gridare di disperazione.

Francesco ci ha ricordato che oggi più che mai non possiamo affidarci ciecamente al diritto degli Stati-nazione, i quali, anziché garantire protezione, la negano, praticando una necropolitica che sceglie chi può vivere e chi può morire. Dai respingimenti nel Mediterraneo alle atrocità in Libia, alle vite dei braccianti agricoli emerge una realtà in cui l’umanità è sacrificata alla sovranità.

Eppure, in questo scenario opprimente, esiste una resistenza quotidiana. È fatta da operatori sociali che, pur tra carenze di risorse e vincoli istituzionali, continuano a prendersi cura delle persone. Ci sono attivisti, avvocati, insegnanti, medici, volontari, migranti stessi che si organizzano, e figure che nei contesti più difficili provano a difendere diritti fondamentali. Non hanno sempre gli strumenti o la forza per cambiare le regole, ma restano sul campo, attraversano confini, denunciano abusi, accompagnano chi è escluso, tengono viva la memoria di chi è stato cancellato.

Grazie a Francesco Piobbichi per aver acceso in noi questo sguardo. In tempi in cui l’indifferenza è norma, la sua testimonianza è un atto politico e poetico di resistenza.

Nessuno è illegale. Chi salva una vita salva il mondo intero.