
Karlsruhe (NEV), 8 settembre 2022 – Si chiude l’undicesima Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese, il “gotha” dell’ecumenismo a livello mondiale, la più ampia riunione dei cristiani e delle cristiane – e non solo – da tutti i continenti.
‘Riconciliazione’ la parola-chiave. E all’insegna dell’inclusione si sono svolti i lavori e le tante iniziative a margine del summit ufficiale. Grande spazio è stato infatti riservato a popolazioni indigene, esponenti da tutto il mondo, ma anche tantissime voci della società civile, attivisti e realtà impegnate per i diritti delle persone e dell’ambiente.
Questa mattina l’ultima plenaria con le dichiarazioni del “public issues committee“, la commissione che si occupa in buona sostanza delle questioni di più stretta attualità politica – come guerre e ambiente – e importanza sociale.
Il documento “Guerra in Ucraina, Pace e giustizia nella regione europea” è stato al centro di una discussione, nel contesto di un’Assemblea in cui sedevano sia i rappresentanti della chiesa russa sia delle chiese ucraine. Il testo, che sostanzialmente riprende le posizioni espresse dall’ultimo Comitato centrale del CEC, è stato inizialmente contestato da entrambe le parti, cosa che tuttavia non ne ha impedito l’approvazione. “il proposito del documento non è di essere esaustivo o di compiacere una o l’altra parte, ma di permettere la continuazione del dialogo, fare in modo che il CEC continui ad essere uno spazio di dialogo sulla strada della riconciliazione”, ha spiegato l’arcivescovo Angaelos della Chiesa copta ortodossa e moderatore della Commissione per le questioni pubbliche del CEC.
Lo stesso documento su “Guerra in Ucraina, pace e giustizia nella regione europea” verte, come anticipato, anche sulle migrazioni e comprende un preciso riferimento all’esperienza dei corridoi umanitari e dei progetti di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
Torsten Moritz, segretario generale della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), conferma: “Le migrazioni hanno avuto un ruolo in questa 11^Assemblea, dai Brunnen alle conversazioni ecumeniche fino alla discussione anche in plenaria e come risultato, nel testo della dichiarazione finale, c’è una pagina su migrazioni, razzismo e xenofobia. E’ un ottimo risultato e un buon segno, utile nel senso che riconosce davvero l’impegno delle chiese, particolarmente in Europa negli ultimi nove anni, da Busan a oggi, e quanto è stato raggiunto rispetto alla protezione dei migranti. C’è ancora molto da fare, anche in termini di advocacy. In questo contesto per la prima volta in un organismo ecumenico di questo livello c’è un riferimento preciso ai passaggi sicuri e ai corridoi umanitari: è il riconoscimento del lavoro che le chiese che fanno parte del CCME e del CEC sulle questioni migratorie hanno fatto e continuano a fare”.
Il clima è stato l’altro grande protagonista dei lavori dell’Assemblea generale: a breve sul sito www.oikumene.org saranno pubblicati tutti i materiali dell’evento, inclusa la dichiarazione pubblica a proposito di ambiente e cura del creato.
Su un altro documento particolarmente discusso, quello sulla situazione in Medio Oriente, e la pace in Palestina e Israele, è stata trovata alla fine dei lavori una sintesi che ha sostanzialmente dato conto delle diverse posizioni espresse dalle delegazioni (in particolare, rispetto all’uso del termine “apartheid”).
Il CEC si è infine pronunciato, con tre brevi note, su altrettanti conflitti o situazioni che destano preoccupazioni: Nagorno Karabakh, Corea e Papua.
Qui la conferenza stampa finale dell’appuntamento che si è tenuto in Germania:
Per saperne di più:
Qui di seguito tutti gli articoli del NEV da e su Karlsruhe, in ordine cronologico, pubblicati fino ad ora:
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07/09/2022 Consiglio ecumenico delle chiese: appello per rafforzare ed estendere i corridoi umanitari
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07/09/2022 Donne vittime di tratta, un confronto sul tema della prostituzione
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06/09/2022 Consiglio ecumenico: un’Assemblea senza barriere
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